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Cani e gatti trovati morti, nessun obbligo di riconoscimento: non c'è l'accordo coi Comuni, il governo rinuncia al vincolo legale

17 aprile 2017
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Il riconoscimento di un cane o un gatto trovati morti non è obbligatorio. Ciò che suona piuttosto paradossale, in un paese in cui i cani per legge devono portare un microchip (per i gatti è opzionale, anche se i veterinari lo consigliano).

Ecco perché con diversi atti parlamentari la deputata Patrizia Ramsauer (Lega) ha sollecitato il Cantone ad emanare direttive all'indirizzo dei Comuni che si occupano di raccogliere le carcasse, considerato soprattutto lo stato d'animo del proprietario che smarrisce il proprio animale e non riesce a conoscerne il destino.

Il Cantone ha condiviso gli intenti della parlamentare – così come la Commissione della legislazione – ma si è trovato di fronte alla riluttanza dei Comuni che si occupano dello smaltimento.

Spetta infatti ai servizi comunali raccogliere le carcasse e recapitarle ai Comuni sede dei centri di raccolta (Acquarossa, Faido, Bellinzona, Losone, Lamone e Mendrisio). L'Ufficio del veterinario cantonale, dando seguito a quanto stabilito dal Gran Consiglio, ha chiesto loro “di valutare la possibilità d'introdurre la lettura del microchip per poter risalire al proprietario dell'animale”, incontrandoli per “concordare le modalità operative del possibile servizio d'identificazione e poter in seguito diramare un'informazione a tutti i Comuni”.

Ma “a livello di Municipi, l'accordo non è stato confermato – si legge nel rapporto del Consiglio di Stato all'ultima mozione inoltrata da Ramsauer –: alcuni non hanno risposto, altri hanno avanzato riserve”.

Ritenuto dal governo che la disponibilità dei Comuni sede di centri per il ritiro delle carcasse è “cruciale” per poter procedere all'identificazione, il Consiglio di Stato valuta “non opportuno insistere con un vincolo legale coercitivo”. Il controllo sistematico quindi non può essere garantito.

L'Ufficio del veterinario cantonale si è perciò limitato a una comunicazione ai Comuni “volta a sensibilizzarli verso il fenomeno e a esortarli a contribuire tramite scansione del microchip all'identificazione dei proprietari degli animali rinvenuti sul loro territorio”.

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