Svizzera

Burkhalter ritorna a casa

25 giugno 2017
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Berna – Non c’entrava solo la politica. Le annunciate, sorprendenti dimissioni di Didier Burkhalter da consigliere federale hanno motivazioni personali. dolorosamente personali.
Il desiderio espresso nella lettera di dimissioni, di poter scrivere una nuova pagina della propria vita – dopo i trent’anni passati in politica – “più personale e meno visibile pubblicamente” è già finito in pasto ai giornali. I domenicali hanno infatti “rivelato” che l’abbandono del capo del Dipartimento degli esteri, va ricondotto a un grave problema di cosiddetto burn-out di un figlio e delle difficoltà della moglie (che da Burkhalter ha avuto tre figli).

A parlarne è stato il SonntagsBlick, ripreso da le Matin Dimanche, che ha citato quali fonti, “numerosi parlamentari”, senza tuttavia rivelarne l’identità.

Il Dipartimento federale degli Affari Esteri si è rifiutato di commentare la notizia data dal SonntagsBlick. Lo stesso ha fatto la dirigenza del Plr, il partito del Consigliere federale neocastellano: “È una vicenda che riguarda la vita privata”, ha tagliato corto il vicepresidente del Plr Christian Luscher.

In effetti, ha ricordato il consigliere nazionale Philippe Nantermod, compagno di partito dello stesso Burkhalter, la lettera di dimissioni resa nota il 14 giugno scorso, aveva sì un contenuto politico, ma soprattutto vi venivano citate “motivazioni personali”. Quelle, parrebbe a questo punto, di un padre che antepone la cura di un figlio ad una professione totalizzante come quella politica; e quelle di un marito che fa la stessa cosa per le stesse ragioni. Adesso, avrebbe detto, il suo posto è a casa.

“Non è la questione europea o la posizione del Consiglio federale sulla questione che mi hanno spinto a farmi da parte”, aveva assicurato Burkhalter in una conferenza stampa seguita alla pubblicazione delle dimissioni.
Il ministro degli esteri era da tempo criticato dall’Udc e dalla destra nazionalista di essere troppo accomodante con gli interlocutori europei, fino a compromettere indipendenza e neutralità della Svizzera. Il dossier di cui era incaricato, aveva ammesso, è problematico, ma ne aveva conosciuti altri di analoga difficoltà. “So che sarà difficile andare nella direzione che voglio su questo dossier europeo, ma continuerò a crederci”, aveva ripetuto Burkhalter. “Spetta ora al Consiglio federale e alla persona che mi sostituirà decidere come andare avanti”.

E soprattutto, aveva aggiunto, “questo è il momento giusto per me, questo è tutto”. Quasi tutto: da ieri si sa che c’era dell’altro.

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