Economia

Assente ingiustificato

13 ottobre 2015
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Hervé Falciani non si è presentato ieri a Bellinzona. Rinviato al 2 novembre il processo davanti al Tpf

Annullati i dibattimenti previsti questa settimana e la prossima. Il presidente della Corte: è che non vuole essere qui, non che non può.

Bellinzona – Le luci sono accese al Tribunale penale federale (Tpf). Qualcuno è già al lavoro anche di fronte, nel palazzo dell’amministrazione cantonale. Per strada solo alcune auto, i bus delle linee 5 e 3 s’incrociano poco distante: caricano un paio di passeggeri in attesa alle fermate. Arriva Paolo Bernasconi, avvocato di parte civile («Si può già entrare?»). Sono le 7.18: i lampioni si spengono lungo viale Franscini e via Jauch. Gli altri legali di parte civile, il procuratore federale Carlo Bulletti e il difensore Marc Henzelin con i loro assistenti, giungono alla spicciolata nei minuti che seguono, ognuno col suo trolley. Tutto è tranquillo, nessun carrozzone mediatico. Ma alle 8.06, quando la Corte presieduta dal giudice David Glassey apre il processo, pur sempre una ventina di giornalisti (per lo più svizzeri, ma anche una indiana, due che tra loro parlano inglese e l’inviato del ‘Corsera’) gremiscono la sala stampa, seduti davanti ai tre schermi che si accingono a trasmettere i dibattimenti. Hervé Falciani non doveva esserci, e in effetti non c’è. Negli ultimi tempi l’ex informatico della filiale ginevrina della Hsbc Private Bank – accusato di spionaggio economico, acquisizione illecita di dati, violazione del segreto commerciale e del segreto bancario (cfr. sotto) – ha sbandierato ai quattro venti che non sarebbe venuto a Bellinzona, dove in caso di una probabile condanna a una pena detentiva finirebbe verosimilmente dietro le sbarre seduta stante (per il suo legale d’ufficio Marc Henzelin «la questione», infatti, «è piuttosto di sapere se avrà la condizionale o no»). In una e-mail spedita al suo avvocato ginevrino un paio di settimane fa, Falciani – che in quanto cittadino (italo-)francese non può essere estradato dalla Francia, dove oggi vive – ha scritto di non fidarsi della giustizia svizzera nel caso specifico.

L’udienza comincia con la constatazione di Henzelin (il suo assistito «non ha ragioni oggettive per spiegare la sua assenza») e prosegue con la richiesta di Carlo Bulletti – condivisa sia dall’avvocato della Hsbc, il vodese Laurent Moreillon, che dagli altri legali di parte civile – di aggiornare il processo. Secondo il Codice di procedura penale, infatti, il Tpf deve in linea di principio disporre un rinvio e riconvocare l’accusato assente in altra data, per poi casomai constatare una nuova assenza e giudicarlo in contumacia. «Vogliamo che il signor Falciani venga qui, si spieghi e si difenda», dichiarerà in seguito alla stampa Bulletti, ‘erede’ di un atto d’accusa firmato da Laurence Boillat, la procuratrice federale (nel frattempo congedata dal Ministero pubblico della Confederazione) criticata per aver permesso a Falciani di rincasare dopo un interrogatorio nel dicembre 2008, occasione prontamente sfruttata dall’informatico per riparare in Francia. A Falciani, spiega il presidente della Corte di rientro da un’ora di camera di consiglio, è stato pure proposto un salvacondotto, ma lui non ne ha fatto richiesta. Glassey sottolinea il fatto che se l’imputato oggi non è presente al Tpf «è che non vuole, non che non può». L’assente ingiustificato non sarà a Bellinzona nemmeno lunedì 2 novembre alle 8, data alla quale la Corte ha aggiornato un processo destinato a protrarsi per nove giorni. «Penso che non verrà», dichiara laconicamente il suo difensore. Fra tre settimane a Bellinzona andrà comunque in scena il processo volto a chiarire i risvolti penali del più grande furto di dati bancari mai avvenuto in Svizzera. Sarà però al contempo, spiega Henzelin, «un processo storico al segreto bancario», oltre che «un processo dell’opinione pubblica al processo stesso: ci si chiederà infatti perché non viene giudicato l’operato della Hsbc e delle autorità svizzere, in particolare l’Mpc e la giustizia ginevrina», che a suo tempo non ritennero di dover perseguire i vertici della banca sulla base della ‘lista Falciani’. Nel frattempo, il 28 ottobre Falciani incontrerà i giornalisti a Divonne (Francia), appena oltre il confine franco-elvetico, in occasione di una conferenza sul ‘giornalismo investigativo al tempo di WikiLeaks’.

La vicenda

In giro per mezzo mondo i dati di migliaia di clienti della filiale ginevrina di Hsbc Private Bank

Berna – Il 43enne franco-italiano Hervé Falciani, doppia nazionalità francese e italiana, è accusato di acquisizione illecita di dati (art. 143 del Codice penale), spionaggio economico (art. 273 Cp), violazione del segreto commerciale (art. 162 Cp) e violazione del segreto bancario (art. 47 della legge sulle banche). Concretamente: “di avere copiato, dal 2006 al 2008, dati bancari del suo datore di lavoro e di averli in seguito, dal 2008 al 2014, resi accessibili a diverse ditte private e agli organismi pubblici di più Paesi”. Falciani era fuggito da Ginevra nel dicembre 2008 dopo un primo interrogatorio di polizia. Arrestato nel 2012 a Barcellona, si era opposto con successo all’estradizione dalla Spagna. Nel suo atto d’accusa, la procuratrice federale Laurence Boillat ha indicato che nel febbraio 2008, durante un viaggio in Libano, Falciani – alias Ruben al-Chidyak – aveva proposto a diverse banche del Paese mediorientale i dati in suo possesso. Poi aveva avvicinato la Direction nationale d’enquêtes fiscales francese e altri organismi statali di Germania, Gran Bretagna, Spagna e Italia. Sempre secondo l’atto d’accusa, Falciani avrebbe divulgato almeno 13’619 ‘files’ per un totale di 67 gigabyte, relativi al 75% di tutti i conti aperti presso la filiale ginevrina della britannica Hsbc Private Bank a fine 2006. Il valore di questi dati e l’implicazione di numerosi servizi statali stranieri hanno comportato per la Svizzera difficoltà diplomatiche e pressioni da parte di Stati esteri sul segreto bancario, rilevava la procuratrice federale. La vicenda ha avuto un impatto senza precedenti. I dati rubati hanno permesso lo scorso febbraio a un consorzio di media di oltre 40 Paesi tra cui la Svizzera, nell’operazione ‘SwissLeaks’, di rivelare che non solo evasori fiscali, ma anche trafficanti di droga e finanziatori del terrorismo islamico figuravano fra i clienti della Hsbc. Secondo i dati ottenuti da ‘Le Monde’ e poi condivisi con la rete del Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta, 180,6 miliardi di euro sarebbero transitati, a Ginevra, sui conti Hsbc di oltre 100mila persone di circa 200 Paesi e di 20mila società offshore, fra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Un periodo corrispondente a quello della ‘lista Falciani’ fornita al fisco francese e poi circolata in mezzo mondo. Lo scorso giugno, la Hsbc ha versato 40 milioni di franchi alle autorità ginevrine, mettendo così fine a un procedimento per riciclaggio di denaro aggravato aperto contro la banca in febbraio. Secondo la difesa, Falciani ha sempre affermato di non aver agito per interesse proprio e deplora l’assenza di una legislazione che protegga gli informatori e i ‘whistleblower’, le ‘gole profonde’ che denunciano attività illecite all’interno di governi, aziende o organizzazioni. ATS 

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