Commento

Argo, ritrattazione da chiarire

(Samuel Golay)
27 giugno 2017
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Sulla ritrattazione di Renato Scheurer, capo dell’Ussi, l’Ufficio del sostegno sociale e dell’inserimento, occorre che la commissione parlamentare della Gestione faccia chiarezza al più presto. Per evitare che altre ombre si allunghino sulla storia grottesca – certamente inammissibile per un’Amministrazione cantonale che vuole essere ‘efficace ed efficiente’, per usare due aggettivi tanto di moda – del mandato milionario alla Argo 1, la ditta alla quale il Dss, il Dipartimento sanità e socialità, da cui l’Ussi dipende, ha affidato tra il 2014 e il gennaio di quest’anno il compito di sorvegliare alcuni centri d’accoglienza per richiedenti l’asilo.

C’è una domanda di fondo che crediamo si ponga anche il cittadino contribuente e che urge di una risposta, considerato oltretutto che il pagamento di quasi 3,4 milioni di franchi (soldi pubblici) per le prestazioni dell’agenzia (privata) di sicurezza è avvenuto, come appurato dal Controllo cantonale delle finanze, senza la relativa risoluzione del Consiglio di Stato e nel non rispetto della legge sulle commesse pubbliche. Il quesito è il seguente: perché Scheurer ha avvertito il bisogno di correggere il tiro non all’indomani della sua deposizione davanti alla Vigilanza, la sottocommissione della Gestione incaricata di fare luce (politicamente) sul mandato alla Argo 1, bensì una ventina di giorni dopo e a sei dall’audizione del titolare del Dss Paolo Beltraminelli? Il 23 maggio il responsabile dell’Ussi ha dichiarato di essere stato consapevole dal 2015, e con lui l’allora capo della Divisione dell’azione sociale e delle famiglie Claudio Blotti, suo diretto superiore, dell’assenza della risoluzione governativa necessaria a legittimare l’incarico alla ditta. Sentito una settimana prima, Blotti aveva sostenuto il contrario: non ci si era accorti di nulla. Il 12 giugno – con una mail indirizzata al coordinatore della Vigilanza, il capogruppo del Plr Alex Farinelli, e spuntata solo nel tardo pomeriggio di martedì scorso – Scheurer ha fatto marcia indietro, precisando di non aver mai suggerito a Blotti di redigere una risoluzione governativa per sistemare amministrativamente l’attribuzione del mandato, “non essendomene io stesso reso conto”. Non aveva capito cosa gli stesse chiedendo la sottocommissione? La domanda della Vigilanza era però puntuale. E allora come mai questo dietrofront a scoppio ritardato? È un aspetto che la Gestione dovrebbe cercare di chiarire rapidamente, anche per non lasciare spazio a dubbi e sospetti. Peraltro, e detto in generale, ciò che non è penalmente rilevante, potrebbe esserlo sul piano politico.

Certo, se Farinelli avesse informato subito i colleghi deputati della sottocommissione e della commissione del contenuto della mail speditagli da Scheurer, la Gestione avrebbe potuto fare gli opportuni approfondimenti prima di “condividere” e trasmettere il rapporto della Vigilanza sull’affaire Argo 1 al Consiglio di Stato per una presa di posizione. E forse, saputo, ancorché tardivamente, della ritrattazione, avrebbe dovuto rimandare l’invio del documento al governo. Farinelli ha sbagliato e lo ha riconosciuto: del resto come si può ritenere comunicazione privata una mail di quel tenore? Ed è sul contenuto della mail che, ripetiamo, occorre ora fare chiarezza.

Operazione più che mai indispensabile. La pubblicazione sui giornali dei verbali delle audizioni svolte dalla Vigilanza sta alimentando soprattutto confusione. Ed è l’ulteriore dimostrazione della scarsa serietà del Gran Consiglio quando nell’esercitare l’alta vigilanza veste i panni dell’inquirente: in redazione le carte riservate non piovono dal cielo.

Stamane la Gestione tornerà sul mandato ad Argo 1. Lasciamoci stupire.

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