Commento

Altro che civica

21 aprile 2017
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Non è certo una lezione di civica. L’ennesimo colpo di scena sulla strada di ‘Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)’ trasforma infatti l’iniziativa popolare voluta per avvicinare gli allievi ticinesi alla gestione della cosa pubblica in una querelle davvero poco educativa. Una querelle trascinata negli ultimi anni dai proponenti che tre giorni fa hanno inaspettatamente deciso di alzare ulteriormente la posta in gioco. Rischiando così di far saltare quel compromesso maturato a Palazzo e grazie al quale si applicherebbe il testo generico nella quasi totalità. Una mossa tanto a sorpresa quanto azzardata. E che non ha mancato di sollevare interrogativi: gli iniziativisti hanno le idee chiare? Oppure puntano a trarre un qualche tornaconto da un infinito tira e molla che poco o nulla ha a che fare con l’insegnamento e il rispetto della civica?
Dubbi legittimi. D’altronde ‘Educhiamo i giovani alla cittadinanza (diritti e doveri)’ non nasce sotto una buona stella. Si è nel 2013 e per raccogliere in tempo utile le settemila sottoscrizioni necessarie alla riuscita dell’iniziativa, il primo firmatario Alberto Siccardi e gli altri proponenti hanno cercato raccoglitori di firme a pagamento. Nulla di illegale nella strategia che, per altro, l’imprenditore sceglierà pure in altre battaglie politiche. Ma tale maniera di procedere stona con il nobile obiettivo – l’educazione alla cittadinanza – dell’iniziativa popolare. Tant’è. Alla fine contano i numeri. E quelli necessari a decretarne la riuscita vengono raggiunti e ampiamente superati: saranno oltre diecimila le persone a sostenere la proposta di Siccardi. Numeri importanti che forse – e a torto – finiscono con il mettere i buoi davanti al carro della politica. La quale, decretata la ricevibilità da parte del Gran Consiglio, passa senza se e senza ma alla fase due: l’applicazione di un’iniziativa che ancora non è stata votata dal popolo. Non stupisce dunque che negli ultimi due anni le si provino tutte per mettere in pratica un’idea che si scontra con la realtà: mancano sia lo spazio, sia i soldi per una nuova materia alle Medie e alle Medie superiori. Poco conta. Riunione dopo riunione, trattativa dopo trattativa, la Commissione scolastica del Gran Consiglio si impegna a fondo per sbrogliare la matassa, coinvolgendo iniziativisti, docenti, Dipartimento educazione cultura e sport (Decs) e più in generale tutte le parti toccate dalla proposta Siccardi.
In marzo di quest’anno il cubo di Rubik pare infine risolto: si suggerisce di applicare l’iniziativa con una materia a sé stante alle Medie e con una nota in civica nei licei e alla Commercio, dove l’educazione alla cittadinanza verrebbe impartita in altre discipline. Un compromesso ragionevole, quasi a costo zero e che, dopo quattro anni di stallo, sembra finalmente sbloccare la situazione. I partiti, tutti i partiti, dicono sì. Il Decs dice sì. I rappresentanti dei docenti dicono sì. Di nuovo: poco conta. Gli iniziativisti in una prima fase tendono la mano. Poi ci ripensano, la ritraggono e la mutano in uno schiaffo. Che i parlamentari incassano assieme alla controproposta di Siccardi: anche nei licei ci vuole una materia a sé stante. E sebbene la via, come confermato per altro ieri su queste colonne dal capo dell’Ufficio dell’insegnamento medio superiore, non sia praticabile, Siccardi va avanti. L’auspicio è dunque che, forte del sostegno di tutti gli schieramenti politici, pure la Scolastica si armi di coraggio e decida di tirare dritto, portando al più presto in Gran Consiglio una partita tattica e che si è protratta fin troppo a lungo. Se del caso poi, su eventuali reclami, veti e lamentele varie si esprimeranno più in là i tribunali. Sarebbe in ogni caso una lezione di civica.

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