L'editoriale

Allons enfants...

16 luglio 2016
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È la foto del piccolo corpo, coperto dal telo termico, steso sul catrame della Promenade des Anglais con accanto una bambola, che mi resterà impressa nella memoria quando ripenserò alla strage del 14 juillet di Nizza. Uno scatto che, per vederlo sui siti, vieni prima avvertito che potrebbe urtare la sensibilità. Un’immagine che simboleggia profondamente tante cose. Prima fra tutte, la strage degli innocenti che segna un prima e un dopo. Per la Francia e per tutti noi. Fra i morti si contano dieci giovani, perché la mano e la mente assassine hanno voluto uccidere in un momento di festa in cui le famiglie stavano ammirando i fuochi d’artificio sparati per la festa nazionale mentre passeggiavano lungo il mare.
Ad essere colpita non è stata questa volta una redazione, come fu il caso di ‘Charlie Hebdo’, e neppure un luogo di spettacolo frequentato da adulti, come fu il caso del Bataclan. No, questa volta nel mirino degli estremisti è finita la spensierata adunata di tanti turisti (fra i quali ci sono almeno due vittime svizzere: la signora Casanova e un bambino) e tanti francesi, mamme, papà e figli, usciti di casa a festeggiare. Ecco l’ulteriore scioccante forza di quest’attentato terroristico: il venirci a dire ‘nulla e nessuno è più al sicuro’. Allo stesso tempo in queste ore Nizza è Parigi, perché la mattanza del Tir scagliato sulla folla rientra nella stessa assurda, diabolica e perversa logica, persino aumentata, degli attentati parigini. Anzi, Nizza ferita al cuore è lì a dimostrare che, mentre si stava abbassando la guardia, perché il tempo aiuta per fortuna a relativizzare, perché gli Europei erano filati lisci (tanto che Hollande aveva appena annunciato la sospensione dello stato d’emergenza più volte prorogato), ebbene, proprio in quel momento, l’artiglio del terrorismo è riuscito a scarnificare di nuovo. E lo ha fatto nel modo più incontrollabile, scagliando un Tir sulla gente in una sera di allegria. Non si possono controllare tutti i veicoli e, a questo punto, tanti mezzi civili possono sostituire un kalashnikov. Quella foto del corpicino con accanto la bambola segna un nuovo spartiacque: fra come eravamo e come stiamo diventando, schiacciati dentro un modello di vita e di società molto meno disposto a privilegiare le libertà rispetto alla sicurezza. Da subito Hollande ha ripristinato lo stato d’emergenza, polizia e servizi segreti saranno ancor più messi sotto pressione, i raid francesi in Siria si intensificheranno. È essere fin troppo facili profeti dire che nell’escalation non mancheranno altri tentativi di esportare da noi terrore e guerra. È la spirale infernale voluta dai signori del terrorismo, manipolatori di menti organizzate e anche di schegge impazzite in un gioco di potere geopolitico di portata planetaria.
Su un punto è vitale non cedere ora, ma anche dopo: la fedeltà ai principi democratici che lungo la ‘Promenade’ e in tutte le piazze di Francia si stavano festeggiando. Libertà, eguaglianza e fratellanza. Valori ai quali non dobbiamo rinunciare, barricandoci dentro uno stato di polizia, cintato da leggi speciali. Perché noi siamo quei valori. Non mancherà chi le chiederà, non mancherà anche chi trarrà politicamente parlando maggiore forza alle urne proprio da questi attentati. Lo scopo dei terroristi, non dimentichiamolo mai, è quello di farci mettere gli uni contro gli altri. Come se la Bastiglia – e quello che ne è seguito quale grande respiro di libertà e di diritti democratici nei secoli, non solo per l’Europa ma per il mondo intero – fosse stata presa per niente. Non è così, ma dovremo impegnarci a dimostrarlo. Sotto quel Tir, dove sono morti anche nostri compatrioti, alle cui famiglie formuliamo le nostre condoglianze, la nostra cultura politica e il nostro modo di vivere LIBERI non devono morire. Allons enfants…

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