Culture

Addio Anitona! - il ricordo di Ugo Brusaporco - 

12 gennaio 2015
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“Capelli biondo platino. Occhi azzurri come un gatto. Figura voluttuosa. Voce profonda e sensuale”, così IMDB descrive Anita Ekberg, per chi rivede i suoi film, non per le cronache della sua vita, che hanno trasformato in altra maschera quel corpo vestito in un abito nero con una profonda scollatura, consegnato alla memoria del cinema, mentre bagnato, dalle acque della Fontana di Trevi, sensuale richiama al gioco d’amore Marcello Mastroianni ne “La dolce vita” di Federico Fellini “Marcello, come here! Hurry up!”. Lei, l’Anitona, o “The Iceberg” come la chiamavano a Hollywood, è morta a 83 anni in una clinica, nella zona dei Castelli, a pochi chilometri da quella Roma che l’aveva consegnata alla leggenda. Era nata a Malmö, in Svezia, il 29 settembre 1931, a 19 anni diventa Miss Svezia, è alta 1 metro e 69, e ha un seno prorompente: «Sono molto orgogliosa dei miei seni, come ogni donna dovrebbe essere». Il titolo le permette di raggiungere gli Stati Uniti per concorrere a Miss Universo, lascia la Svezia, Paese in cui non tornerà che saltuariamente, una volta nel 1964 per apparire nel suo primo film svedese, “Kärlek 65” di Bo Widerberg, ma lasciò il set, il motivo: «Widerberg era un tale dilettante!». Il film fu premiato a Berlino. Lei dichiarò in un’intervista che non sarebbe tornata in Svezia prima di morire, ma che nel suo Paese vuole essere sepolta. Negli Stati Uniti non diventa Miss Universo, ma Howard Hughes le apre le porte del cinema, non un cinema d’autore ma popolare, a fianco degli straordinari Jerry Lewis e Dean Martin. Alla fine della sua carriera, Anita Ekberg può vantare ben 64 titoli tra cinema e televisione, e, se di Fellini fu la musa, di certo altri uomini segnarono la sua vita, al di là dei suoi sposi, gli attori Anthony Steel e Rik van Nutter, da cui divorziò, furono il grande Tyrone Power e l’avvocato Gianni Agnelli. Un giorno disse: «Non so se il paradiso o l’inferno esistano, ma sono sicura che l’inferno è più divertente». Noi la pensiamo come nel suo film d’esordio, “Abbott and Costello Go to Mars» (1953) era una algida guardia venusiana, forse ora lo è davvero; Venere ne sarebbe contenta.

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