Culture

A beneficio di tutti

La ‘Broadcasting House’ a Londra. Nel riquadro
(keystone e David Schnell)
22 febbraio 2017
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Intervista a David Jordan, direttore delle politiche editoriali della Bbc, sul ruolo del servizio pubblico

Dal rapporto con le emittenti private all’importanza dell’intrattenimento: uno sguardo sul senso del servizio pubblico radiotelevisivo nel Ventunesimo secolo

A volte, i dibattiti si incagliano sui dettagli e si perde di vista il quadro generale. Un rischio presente anche nella discussione sul finanziamento della Ssr, nella quale si rischia di trascurare la questione di fondo sul senso e gli obiettivi di un servizio pubblico radiotelevisivo. Di questo si è parlato venerdì all’Università della Svizzera italiana, in un incontro organizzato in collaborazione con la Corsi, la cooperativa per la Rsi, con tra gli ospiti David Jordan, direttore delle politiche editoriali della britannica Bbc.

Servizio pubblico radiotelevisivo: ne abbiamo bisogno, adesso che disponiamo di una sempre più vasta offerta privata?
Sì, ne abbiamo bisogno. Sono convinto che, adesso e prevedibilmente anche in futuro, il servizio pubblico possa offrire programmi che nessun altro offre, e questo per via del meccanismo di finanziamento: il servizio pubblico è tenuto, in cambio del canone, a offrire programmi per tutti i suoi ascoltatori, spettatori e utenti online. È un imperativo diverso dall’imperativo commerciale che seguono molte emittenti private e che permette al servizio pubblico di offrire una gamma di programmi più ampia. Inoltre, con questo meccanismo il servizio pubblico può assumersi dei rischi che le emittenti private difficilmente affrontano, dal momento che la loro preoccupazione principale è il numero di spettatori, il successo commerciale di una trasmissione, mentre il servizio pubblico si concentra di più sull’idea che il programma vuole trasmettere. Sono due motivazioni molto diverse che finora, almeno nel Regno Unito, hanno portato a programmazioni molto diverse.

Questo è valido solo per trasmissioni culturali e per l’informazione, o anche per l’intrattenimento?
La Bbc ha un obiettivo, stabilito la prima volta negli anni Venti del Novecento, e questo obiettivo è informare, educare e intrattenere (“inform, educate and entertain”). L’intrattenimento è sempre stato al cuore del servizio pubblico della Bbc, e le trasmissioni di intrattenimento che propone la Bbc sono diverse da quelle realizzate dalle emittenti private, hanno una componente di informazione e anche di educazione, combinando quindi i tre elementi. Anche un programma come ‘Strictly Come Dancing’ (talent show di danza, analogo all’italiano ‘Ballando con le stelle’, ndr) che di base è un programma di intrattenimento, insegna che cosa significa ballare bene, e lo stesso vale ad esempio per le trasmissioni dedicate alla cucina. Il pubblico del Regno Unito chiede che la Bbc si occupi anche di intrattenimento, vuole questo all’interno dell’offerta combinata del servizio pubblico.

Non c’è quindi una sovrapposizione con il privato?
Una piccola sovrapposizione c’è. Nel caso della Bbc, è capitato che i privati prendessero programmi da noi per riproporli in canali commerciali. Questo è un altro aspetto del servizio pubblico: sviluppiamo trasmissioni nuove o investiamo nella formazione di artisti, assumendoci dei rischi che i privati evitano; poi arriva il successo e le emittenti commerciali sono interessate. Una delle star della tv statunitense, il cui talk show ha un enorme successo, ha iniziato in una piccola trasmissione in una delle reti della Bbc… adesso non ce lo possiamo più permettere, ma ha iniziato da noi. E anche Adele, la celebre cantante, ha iniziato la sua carriera alla Bbc, e per questo è estremamente generosa: anche adesso che potrebbe fare molti più soldi altrove, collabora con noi proprio perché riconosce il ruolo che la Bbc ha avuto. Non avendo lo stesso imperativo commerciale dei privati, il servizio pubblico può svolgere un ruolo importante anche nel settore dell’intrattenimento, e questo a beneficio dell’emittente, degli spettatori e anche a beneficio delle aziende private.


I PRINCIPI
Indipendenza e neutralità ma non indifferenza per i valori
A chi deve rispondere il servizio pubblico? All’opinione pubblica, al governo, al parlamento?
Uno degli elementi essenziali della Bbc, e un elemento molto importante per il servizio pubblico in generale, è l’indipendenza dalle influenze politiche e l’imparzialità nell’affrontare temi politici o argomenti controversi. Non è ovviamente così per tutti i servizi pubblici radiotelevisivi, ma quelli che secondo me sono i migliori sono indipendenti – anche dagli interessi commerciali, quando possibile – e imparziali.

Questa imparzialità vale anche per posizioni estreme, ad esempio vicine al razzismo o all’antisemitismo?
È importante che la Bbc rifletta tutte le opinioni presenti nel Regno Unito, senza escluderne nessuna dalla discussione e dal dibattito. Ma, ovviamente, la portata di questa presenza nell’offerta della Bbc dipende molto da quanto queste posizioni siano rappresentative: sarebbe sbagliato dare ampio spazio a un partito di minoranza dalle opinioni estreme. Ci sono state contestazioni quando, qualche anno fa, abbiamo invitato in una delle principali trasmissioni della Bbc il leader del British National Party (partito politico britannico di estrema destra, ndr), ma abbiamo scoperto che per il nostro pubblico è importante che sulla Bbc siano presenti tutte le opinioni. Abbiamo mostrato alle persone che sostengono le idee di quel partito che anche loro possono esprimere le proprie opinioni… opinioni molto contestate, come si può immaginare, dalle altre persone in studio, e dal pubblico.

Per tutti c’è uno spazio, eventualmente critico.
Attenzione: imparzialità non significa indifferenza ai valori. Una sezione della ‘Bbc charter’ (la carta fondamentale dell’ente) stabilisce l’impegno a favore dei valori democratici: siamo a favore della democrazia, della libertà di espressione, dello Stato di diritto. Quando un nostro giornalista intervista un dittatore, non gli dirà mai “guarda, potresti essere più efficace con una repressione più brutale”, perché reporter, giornalisti e presentatori della Bbc affrontano questi temi sempre partendo dal fatto che la libertà di espressione è una buona cosa, lo Stato di diritto è una buona cosa, il controllo democratico del potere è una buona cosa. Per cui, a quel dittatore chiederemo perché non conceda maggiori libertà, non perché non sia maggiormente repressivo.


FAKE NEWS
La reputazione di chi controllare i fatti
«Non credo che le fake news siano un problema specifico per la Bbc, piuttosto un problema per tutti noi» spiega Jordan, aggiungendo che «il punto cruciale è che le persone comprendano che ci sono fonti che controllano i fatti, che si preoccupano dell’oggettività e che fanno del loro meglio perché le false notizie non circolino». Ed è interessante notare che «le persone si rivolgono alla Bbc per capire se una notizia che hanno trovato online sia vera o falsa, e questo vale sia per i giovani sia per gli adulti: leggono di tutto, ma se non sono sicuri si rivolgono a chi, e ovviamente non c’è solo la Bbc, ha una buona reputazione, controlla i fatti e li riporta accuratamente». L’importanza di avere fonti affidabili è insomma ancora più importante in un mondo dove, grazie anche ai social media, le notizie inventate sembrano avere più diffusione di quelle vere. A questo, prosegue Jordan, «si aggiungono adesso i fatti alternativi (‘Alternative facts’), portati ad esempio dal presidente degli Stati Uniti: intendiamoci, non è certo una novità, per i giornalisti, controllare le affermazioni dei politici, non siamo di fronte a un fenomeno nuovo ma certo a un fenomeno molto più diffuso». E se a sbagliare è la Bbc? «Ammettere, correggere, chiedere scusa: nessuna testata è perfetta e anche noi sbagliamo, per quanto stiamo attenti a non sopravvalutare notizie di cui non siamo sicuri. Il nostro motto è: meglio tardi che sbagliato».

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